
Nel panorama della sicurezza sul lavoro, il tema dello stress lavoro-correlato sta assumendo un’importanza crescente. Non si tratta più soltanto di una questione etica o di benessere aziendale, ma di un preciso obbligo normativo sancito dal D.Lgs. 81/08. In un contesto economico e organizzativo sempre più competitivo, la gestione efficace dello stress nei luoghi di lavoro si rivela non solo una misura di tutela per i lavoratori, ma anche una leva strategica per migliorare la produttività, ridurre l’assenteismo e preservare il valore umano all’interno delle imprese.
Il quadro normativo: cosa prevede il D.Lgs. 81/08
Il Decreto Legislativo 81/08, meglio conosciuto come Testo Unico sulla Sicurezza, obbliga i datori di lavoro a valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, compresi quelli connessi allo stress lavoro-correlato. Questo obbligo è sancito esplicitamente dall’articolo 28, che dispone l’inclusione dello stress tra i rischi da considerare nella redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
Non si tratta di una semplice raccomandazione: la mancata valutazione di questo fattore costituisce una violazione sanzionabile e può avere ripercussioni sia economiche sia reputazionali per l’impresa.
Secondo l’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004, recepito in Italia, lo stress lavoro-correlato si configura come una condizione che può derivare da un cattivo design, organizzazione e gestione del lavoro. I segnali possono essere evidenti, come un aumento degli incidenti, dell’assenteismo o dei conflitti interni, oppure più sottili e difficilmente misurabili, ma non per questo meno dannosi.
Come si affronta lo stress lavoro-correlato in azienda
La gestione dello stress in azienda richiede un approccio metodico e consapevole. La valutazione non può basarsi solo su percezioni soggettive, ma deve seguire criteri oggettivi e documentabili.
Nella pratica, la valutazione si avvia analizzando indicatori organizzativi facilmente osservabili: turn over anomalo, assenze ripetute, errori operativi, reclami interni o una generale insoddisfazione percepita nei dipendenti.
Se tali segnali risultano assenti o trascurabili, la valutazione può concludersi a questo livello preliminare. In caso contrario, si rende necessaria un’analisi più approfondita, attraverso strumenti come questionari validati, focus group o colloqui individuali, con l’obiettivo di indagare in profondità le cause di disagio.
L’intervento correttivo, in questi casi, non può limitarsi a soluzioni superficiali. È fondamentale agire sulle cause strutturali, ripensando l’organizzazione del lavoro, migliorando i flussi comunicativi, rivedendo la distribuzione dei carichi e, quando necessario, introducendo politiche di supporto psicologico e welfare aziendale.
Le conseguenze della mancata gestione
Ignorare il rischio da stress lavoro-correlato non significa soltanto esporsi a sanzioni amministrative. I costi indiretti possono essere ben più gravosi: aumento delle malattie professionali, perdita di talenti, calo della produttività e deterioramento dell’immagine aziendale.
Un ambiente di lavoro percepito come stressante e non supportivo genera demotivazione, spinge i lavoratori a una maggiore propensione all’errore e riduce sensibilmente la collaborazione interna, elementi che incidono in modo diretto sui risultati di business.
Inoltre, in caso di contenzioso, l’assenza di una valutazione documentata e aggiornata rappresenta una grave criticità che può aggravare la posizione dell’azienda di fronte agli organi ispettivi e giudiziari.
Un caso concreto: quando la prevenzione cambia il destino di un’azienda
Un esempio illuminante arriva da una media impresa italiana del settore logistico, che, a seguito di un turnover crescente e di una serie di infortuni apparentemente casuali, ha deciso di approfondire il tema dello stress lavoro-correlato.
La valutazione ha evidenziato come una comunicazione interna inefficace e carichi di lavoro non bilanciati fossero alla base del malessere diffuso. L’adozione di un nuovo modello organizzativo, con una redistribuzione più equa delle responsabilità e la creazione di momenti strutturati di confronto tra i team, ha portato, in meno di un anno, a una riduzione del 30% dell’assenteismo e a un significativo miglioramento del clima aziendale, certificato anche da survey interne.
Conclusione
Investire nella gestione dello stress lavoro-correlato non è semplicemente un adempimento normativo: è un atto di responsabilità verso i propri collaboratori e un investimento strategico per il futuro dell’azienda.
In un mercato dove il capitale umano è sempre più il vero fattore competitivo, costruire ambienti di lavoro sani, sicuri e supportivi diventa una scelta imprescindibile per chi vuole crescere nel lungo periodo.
Affidarsi a professionisti esperti nella valutazione e gestione dei rischi psicosociali è il primo passo per trasformare un obbligo di legge in una straordinaria opportunità di sviluppo.